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Il nome può spaventare (la traduzione dall’inglese significa “cucinare con i rifiuti”) in realtà recuperare gli avanzi è fondamentale per contrastare lo spreco di cibo, per dare una mano alle finanze delle famiglie e per salvaguardare il pianeta.
Si chiama “trash cooking”, che letteralmente significa “cucina spazzatura”, ed è la nuova tendenza nel settore della ristorazione che arriva dagli Stati Uniti e che ha ispirato anche i grandi nomi della cucina italiana. Si tratta di ideare pietanze a partire da quel che resta di uno o più alimenti presenti in cucina. Sembra una sfida, e lo è, ma è anche un’occasione per mettere in campo la propria creatività, per risparmiare denaro per l’acquisto degli ingredienti e per aiutare il pianeta, evitando sprechi. Per quanto riguarda i ristoranti che seguono questa tendenza, va precisato che la preparazione dei piatti non avviene utilizzando gli scarti di prodotti usati per altri clienti, ma usa gli alimenti freschi a disposizione nelle cucine.
Lo scopo primario con il quale nasce il trash cooking è sociale-economico: l’obiettivo è combattere lo spreco alimentare ed evitare di gettare prodotti che potrebbero essere facilmente impiegati, grazie alla creatività dello chef o di chi cucina a casa. Tutto ciò si traduce in un risparmio per le economie di una famiglia o di un ristorante. Insomma, quello che oggi è diventata una tendenza gastronomica nasce in realtà come una necessità sociale. Ed è nuova, ma neanche troppo. Quello che la “cucina spazzatura” propone, infatti, è un ritorno allo stile di vita di alcune decine di anni fa, quando in ogni casa vigeva una regola fondamentale: “Non si butta via niente”. Una buona abitudine purtroppo venuta meno con il passare del tempo.
Estratto della rubrica “Vivere Meglio” della rivista PesoPERFECTO n°47
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